Elia: la SEU arrivata dall’Egitto
Siamo Andrea e Valentina e vogliamo raccontarvi la nostra esperienza con la SEU TIPICA.
Abbiamo 2 bambini, di 4 e 6 anni e a Marzo del 2024 abbiamo deciso di regalarci una meritata vacanza a Sharm el-Sheikh in Egitto. Ora, con il senno di poi, non lo faremmo mai più…
Partiamo il 25 marzo e la vacanza procede bene, ma il giorno del rientro Elia comincia ad avere scariche di dissenteria. Inizialmente non ci preoccupiamo perché sappiamo che in Egitto è facile contrarre virus gastrointestinali, ma dopo 3 giorni il bambino, invece di migliorare, peggiora (subentrano vomito e spossatezza). Contattiamo il pediatra, che ci prescrive una terapia, che risulta però inefficace: Elia non riesce a trattenere nessun tipo di liquido e nelle scariche notiamo la presenza di sangue. A questo punto decidiamo di portare il bambino al Pronto Soccorso di Savona, dove si rendono immediatamente conto della gravità della situazione e trasferiscono Elia al Gaslini di Genova. A Genova comprendiamo che Elia è ancora più grave di quanto noi potessimo ormai immaginare. Nostro figlio viene ricoverato in rianimazione ed inizia immediatamente la dialisi; poi arriva la diagnosi: Elia ha la SEU, una malattia di cui non avevamo mai sentito parlare. I medici ci spiegano che quella di Elia è la forma Tipica di SEU, quella generata da un batterio (l’Escherichia coli) che probabilmente è stato trasmesso da cibi o bevande contaminati, assunti durante la permanenza in Egitto e ci illustrano tutti i danni che questa malattia può provocare. Noi siamo frastornati, spaventati e pieni di sensi di colpa e così ci mettiamo alla ricerca di informazioni sulla SEU, anche per capire se altre persone l’hanno avuta, se si guarisce, … Innanzitutto scopriamo che ci sono diversi casi di persone che hanno manifestato la SEU rientrando dall’Egitto e quindi ci chiediamo perché la Farnesina non allerti le persone su questo rischio: se lo avessimo saputo non avremmo mai portato lì i nostri bambini. Su internet veniamo anche a sapere dell’esistenza di Progetto Alice e diventa per noi un ancora di salvezza. Parlare con Paolo, il fondatore dell’Associazione, ci ha aiutato a capire e a ragionare, ci ha dato la consapevolezza di non essere soli e da qui la forza per andare avanti.
Il decorso di Elia è stato complicatissimo: dopo una prima ripresa apparente ha avuto una ricaduta, un intervento per cercare di fermare un’emorragia interna, trasfusioni, problemi con gli accessi per la dialisi, infezioni ospedaliere, il rischio di un danno multi organo e la cosa peggiore in tutto questo era doverlo lasciare solo in terapia intensiva per tanto tempo, perché a Genova purtroppo lì i genitori possono entrare solo per alcune ore.
Alla fine piano piano ce l’abbiamo fatta e dopo circa 2 mesi siamo stati dimessi all’ospedale. I reni di Elia sono ancora sofferenti la strada è ancora lunga, ma cominciamo a vedere una luce in fondo al tunnel.
Io spero che la nostra storia, insieme a quella di altre famiglie possa spingere le istituzioni a fare più informazione sui rischi gravi che si corrono viaggiando, soprattutto con bambini piccoli, in paesi come l’Egitto, dove la possibilità di contrarre infezioni da Escherichia coli è molto alta.